Gianluca


I morti


Passeggiavo una sera come altre in una Torino ormai tanto famigliare da non perdersi più, la fame e l'indecisione si giocavano le ultime insegne luminose. Capitai per caso davanti a un ristorante chiamato "Cinque Scalini", non era quello che cercavo, ma entrai. Un uomo dall'aria curiosa guardava dalla finestra, mi salutò a stento
"Buonasera"
"Buonasera, una persona"
"Certo, si accomodi"
Due piccole sale completamente vuote.
Probabilmente non avrei mangiato decentemente quella sera, pensai al posto e alla tristezza che mi incuteva mentre sentivo delle voci provenire dall'atrio, forse qualcuno che stava entrando o forse era il cuoco. Il menù, stampato su carta patinata, aveva una piccola macchia di cera sulla prima pagina, sotto la quale si leggeva: "Ristorante Cinque Scalini, di Mario e Luigi". Pensai che fosse un ristorante a gestione famigliare.
"Cosa prende da bere?"
"Acqua minerale, possibilmente non frizzante"
"Gliela prendo subito"
"Grazie"
Non avevo molte possibilità, scelsi un antipasto qualsiasi.
Sedevo all'angolo di una piccola stanza dipinta di rosa, pochi tavoli per due attorno ad uno per dodici e una serie di quadri ad olio appesi ai muri, raffiguravano paesaggi lagunari e viuzze di paese, c'era anche un condizionatore d'aria stile anni Sessanta mentre più in là un frigo a vetri, forse dello stesso periodo, poca frutta e un dolce ormai stagionato riempivano il ripiano più alto, pessima scelta pensai, soprattutto in questo periodo.
"Cosa prende come antipasto?"
"Frutti di mare"
"Prende anche un primo?"
"…si…spaghetti alla siciliana"
"Bene"
Sentii ancora una voce nell'atrio, era un uomo non più giovane, capelli crespi striati di nero e un fare trasandato, entrò nella sala con passo incerto, non mi guardò nemmeno e si andò a sedere due tavoli oltre. Il cameriere arrivò subito con il menù in mano e un paio di posate per me. Era passato già molto da quando avevo ordinato, ma non ci facevo caso, forse mi ero assopito. Finalmente arrivò l'antipasto, avevo visto di meglio.
"Mi porta dell'acqua, per favore?"
"Subito"
Facevo quasi fatica a mangiarlo, nonostante avessi fame quella sera. Ogni boccone era seguito da un sorso ed una lunga pausa. Poco dopo arrivò anche il primo
"Mi scusi, forse sono stato troppo veloce…quando abbiamo tanti clienti…"
"Non si preoccupi, lo finirò dopo"
Pensai a quanti topi avrebbero potuto mangiare attorno al tavolo da dodici, mi venne da ridere della mia sventura. Il primo era ancora peggiore dell'antipasto.
Saldai il mio debito con il ristorante inghiottendo gli ultimi gamberetti.


Abbiamo tanti cassetti nei nostri pensieri
Alcuni chiusi, altri aperti
I morti ci guardano camminare per le vie
E grattano forte sotto l'asfalto
Nessuno li sente
Ci sorridono tristi sul volto
Di chi dorme in un cassetto
E ci lasciano così, in silenzio